martedì 28 aprile 2009

Abruzzo

Ho visto il terrore,

dipinto sul volto scarno

degli sfollati,

ho rivisto in loro

il Cristo sulla croce,

flagellato

dagli uomini

e dalla loro ipocrisia,

il mio cammino

si è fatto abbraccio

e morde il tempo

con le scuri di pianto,

in fila la morte

ha rappreso

l’ultimo sangue,

e con esso la vita

che animava i luoghi

del ricordo.

Un vecchio vaga

tra macerie e disperazione,

conta i giorni

trascorsi dal terremoto,

abbandona ogni motivo

per guardare in faccia

il destino.

Ogni istante

ha lo sguardo dei vinti,

nella miseria fredda

delle tendopoli,

in un grigio mattino

sfumato dai canti

dei bambini,

da un timido sorriso

nella nebbia.

mercoledì 8 aprile 2009

L'ultimo respiro (dedicato alla gente d'Abruzzo)

Una mano, un gesto

tra lamenti e disperazione

tra i palazzi

crollati nel vuoto,

tra le vite recise

una ad una

senza un perché,

sono padre

e figlio,

sono anche fratello

e amico

della gente d’Abruzzo,

il loro pianto

è il mio pianto,

l’anima squarciata

nel silenzio,

nell’attesa

che il tempo

riprenda la sua

corsa inarrestabile.

La morte

è là

cristallizzata

negli sguardi fermi,

nei corpi polverosi

del presente,

il pianto lontano

che riemerge

senza più

nessuno ad ascoltarlo,

non ci sono

più lacrime,

solo macerie

a calpestare

quelle genti

nobili e sane,

a rendere vano

l’ultimo respiro.

sabato 4 aprile 2009

Pollino

Ho salito impervi sentieri
con il passo attento,
tra le tue meraviglie,
ho ascoltato i battiti
e la tua anima Pollino:
gigante dal cuore gentile,
cullato dai tuoi venti
e dalle emozioni che svelano
il tuo maestoso apparire.
Amo le tue dolci forme,
e le terre bianche di neve
e quei pini millenari
che ti appartengono da tempo
appesi nei cieli sovrastanti.
Non dimenticherò mai
quei passi sulla Serra di Crispo,
tra il vento e la nebbia
felice di essere in cima,
con l’anima infantile che
regala al tuo pensiero
ancora un sussulto,
e mi riporta a quell’incanto:
alla tua sagoma irripetibile.
Tra i nevai sfolgoranti
di luce e candore
ha soggiornato il mio pensiero,
vissuto mille volte
i tuoi inverni,
e accarezzato le cime
con l’affetto di figlio,
senza abbassare lo sguardo
continuo a desiderarti
e sperare giorno dopo giorno
di averti sempre nei miei occhi