La mente oscura anche i sogni,
come ruvida stoffa posta sull'anima.
Anche i gesti si privano di paure
tra le dune isolate morse dal tramonto..
Fioca è la luce dell'anima
nei brandelli muti di speranza.
Mutante essere, orfano di gioie e feste,
come torcia annegata nell'ultimo stagno..
Taccio, il mio anelito sanguina
in profumi speziati di collera.
Come vento dissimulo lo sforzo,
agitando fantasmi e nasi infiniti.
Ancora immagino istanti e falò,
nell'estate della vita senza più luoghi.
La forza del sentimento improvvisa
un senso e l'ombra del futuro.
venerdì 4 novembre 2011
domenica 15 maggio 2011
A Maria...
Ho percorso migliaia di volte quella scala, stretta e interminabile..
nella sua maestosa lunghezza chiusa come fortezza tra le piccole case del paese,
non era mai un peso salire quei gradini di pietra senza tempo, era oltremodo piacevole
sentire il profumo del muschio e l’odore del sugo appena fatto di chi in casa preparava
il pranzo per i propri cari. Lassù, ogni qualvolta ne avevo voglia, mi aspettava Maria,
con il suo sorriso e le mani fredde di bucato appena steso, gli occhi che si illuminavano
della mia presenza, mentre io provavo un sentimento indistinguibile tra la riconoscenza e
l’affetto per essermi sempre vicina, per farmi sentire amato anche dopo un problema o un litigio a scuola.
Lei era sempre presente nella mia vita, amabilmente sincera e prodiga per ogni piccolo bisogno
che potessi avere negli affanni quotidiani. Le domeniche spesso mi invitava a casa sua ed era
per lei ,questo momento, un giorno di festa, cucinava i mie piatti preferiti e nel suo sguardo si scorgeva
soltanto il piacere di avermi vicino per qualche ora, per lei rappresentavo il figlio che non aveva mai avuto
e malgrado io avessi dei genitori a cui volevo bene, lei riservava per me una parte d’affetto,
quella parte d’amore che per varie vicissitudini non aveva mai donato. Nei pomeriggi d’inverno,
dopo i compiti di scuola, quindicenne salivo a casa sua nella parte alta del paese, sui gradini
la trovavo intenta spesso ad alimentare il braciere, con il carbone sul quale soffiava per far sprigionare
la fiamma, le sue mani stanche lasciavano il fuoco per accarezzarmi teneramente con tutto l’affetto
di cui era capace. Ogni giorno Maria scendeva nella parte pianeggiante del paese e ci veniva a trovare,
molte volte aiutava mia madre nelle faccende domestiche, lo faceva ormai da una vita…
sin dal mio primo vagito. Quante volte da bambino si preoccupava di portarmi a scuola, di aspettarmi
all’uscita, sempre con la semplicità e l’attenzione di una madre premurosa, quale sarebbe stata
se ne avesse avuto l’opportunità nella vita, infatti dai suoi racconti sempre molto sbiaditi
venni a sapere di un suo corteggiatore che era andato in guerra e non era più tornato,
forse questo aveva in lei reso sterile la sua voglia di crearsi una famiglia per un senso di privazione
forte che interiormente l’aveva intaccata. Non ho mai voluto riappropriarmi dei suoi ricordi,
per una sorte di grande rispetto e anche per non vederla soffrire inutilmente, ma anche io
provavo timore a pensare a tutto questo, una specie di pudore che scandiva ogni pensiero e mi
alterava i sentimenti. Nel corso degli anni fino all’università ho sempre avuto come punto di riferimento
l’affetto di Maria, che unitamente a mia Nonna materna e ai miei genitori rappresentava
uno spiraglio aperto e generoso che la vita mi riservava con magnanima e sconfinata generosità.
Portavo con me la semplicità della sua persona e quelle tenere attenzioni che unitamente
al suo sguardo mi infondevano tranquillità e pace, regalandomi istanti di felicità quasi infantili
nella genuina espressione di chi sente per l’altro un vincolo inscindibile. A un mese dal mio matrimonio
e con l’ultimo sorriso elargito il giorno in cui le presentai la mia futura moglie, Maria aveva lasciato
questa vita per intraprendere un cammino a cui la sua bontà e la sua anima immacolata l’avevano condotta,
il tempo passa e lei rimane nel mio cuore con la stessa felicità di una volta regalando ai miei pensieri
un fiore di speranza..
Con il tempo ho conservato dentro di me ogni ricordo, da quel marzo 1993 in cui le sue mani e il suo sguardo hanno cessato di regalarmi la gioia quotidiana e l’abbraccio a cui non rinunciavo più da tempo, continuo a percorrere nella memoria l’antica scalinata sospesa tra le casupole scrostate del paese e le sue mani sono sempre lì, vicine ad accarezzarmi come una volta e a farmi sentire l’amore infinito del suo cuore.…
Con il tempo ho conservato dentro di me ogni ricordo, da quel marzo 1993 in cui le sue mani e il suo sguardo hanno cessato di regalarmi la gioia quotidiana e l’abbraccio a cui non rinunciavo più da tempo, continuo a percorrere nella memoria l’antica scalinata sospesa tra le casupole scrostate del paese e le sue mani sono sempre lì, vicine ad accarezzarmi come una volta e a farmi sentire l’amore infinito del suo cuore.…
martedì 18 gennaio 2011
Immagini
I giorni distillano paure
nelle anime svuotate ed immobili,
senza un perché o un plausibile senso..
ansie e ricordi frammentati
come mosaici sbiaditi e lontani..
Ogni pausa mi allontana da te,
dai tuoi silenzi senza tempo,
mentre irreale è il respiro uggioso
che affanna ogni mio risveglio
e un bicchiere vuoto da anni
nel quale ho riversato solo solitudine..
sono sfere insicure per il mio viaggiare
e svaniscono come sottili pupille
senza più immagini all’orizzonte.
nelle anime svuotate ed immobili,
senza un perché o un plausibile senso..
ansie e ricordi frammentati
come mosaici sbiaditi e lontani..
Ogni pausa mi allontana da te,
dai tuoi silenzi senza tempo,
mentre irreale è il respiro uggioso
che affanna ogni mio risveglio
e un bicchiere vuoto da anni
nel quale ho riversato solo solitudine..
sono sfere insicure per il mio viaggiare
e svaniscono come sottili pupille
senza più immagini all’orizzonte.
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