C'è una donna che il tempo mi ha rubato, lasciandomi privo di sentimenti e di quella
gioia che mi regalavano i suoi gesti quotidiani, una tenera donna calata nella sua
veste nera e con quell’odore buono di paese, le sue mani invecchiate e calde che
riscaldavano il mio cuore di ragazzo..Ogni suo sguardo era una sinfonia di pace, di
amore mai colmo e le mattine in cui mi risvegliavo con lei accanto sapevano di
buono, come di pane appena sfornato. Non riesco a descrivere quanto mi manchi nonna,
ma il pianto solca spesso le mie guance nel ricordo, le sere scendono lievi
assaporando con amore quei momenti trascorsi insieme e viaggia il pensiero
immaginando un momento, "quel momento" in cui ti riabbraccerò sorridente e felice.
Oggi è successo, ti ho pensato come sempre e ho pianto, ti ho rivista nel tuo abito
di lana consunto e quelle tue mani -che adoravo- a trattenere il rosario per la
preghiera, oggi ti amo ancora come sempre, e vorrei dirti quanto soffro ancora senza
di te...non ti potrò mai dimenticare nonna, pensando ai giorni in cui, al ritorno
dall'Università, il tuo sorriso mi veniva incontro e nella gioia del mio arrivo mi
scrutavi per vedere, se durante l'assenza da casa, ero dimagrito...E' dolcissimo
rammentarti, ha un sapore di pace interiore e mi assicura la forza necessaria per
affrontare la vita. Il tuo volto è di fronte a me, stanco ma felice..a vegliare con
la tua solita bontà, in quell’angolo del balcone che dà verso la strada ti vedo
ancora intenta a scaldarti nei primi tepori di maggio, seduta sulla tua seggiola di
legno impagliata a salutare, con un cenno o uno sguardo ammiccante, quanti
riconoscendoti allungavano le mani in segno di saluto. Che dire nonna, ho passato
con te gli anni più dolci e teneri della mia adolescenza, l’amore che mi hai donato
sgorga ancora dal mio cuore e il tuo dolcissimo volto sfiora spesso le mie notti
rassicurandomi sulla vita e sulle paure quotidiane. Grazie ancora nonna per essere
stata la mia maestra, per avermi amato come pochi e per le tue preghiere da lassù
che silenziose custodiscono un sussurro di pace. Tuo nipote, Salvo
lunedì 24 maggio 2010
sabato 22 maggio 2010
Strana inquietudine
Strana inquietudine..
ogni idea di sconfinare sorrisi
tra pieghe contorte del tuo cielo,
privo di presente,
di ogni sussurro d’amore,
mute fontane sorprese dalla vita
come sogni ingialliti nel rimpianto,
tra ciottoli umidi di lacrime
e mani avvinghiate ad un canto
senza più anima.
ogni idea di sconfinare sorrisi
tra pieghe contorte del tuo cielo,
privo di presente,
di ogni sussurro d’amore,
mute fontane sorprese dalla vita
come sogni ingialliti nel rimpianto,
tra ciottoli umidi di lacrime
e mani avvinghiate ad un canto
senza più anima.
giovedì 20 maggio 2010
Candida luce
È candida questa luce
come la mia anima inquieta,
tra gradini di fango
e ciottoli incasellati,
di memorie assopite.
E’ vicino il mare,
con le sue lune di sabbia
a distillare giorni e sorrisi
intime promesse d’amore.
Si affievolisce l’alba
soffocata dal respiro del giorno,
da mille sguardi velati di salsedine,
da onde vocianti che si alzano maestose.
come la mia anima inquieta,
tra gradini di fango
e ciottoli incasellati,
di memorie assopite.
E’ vicino il mare,
con le sue lune di sabbia
a distillare giorni e sorrisi
intime promesse d’amore.
Si affievolisce l’alba
soffocata dal respiro del giorno,
da mille sguardi velati di salsedine,
da onde vocianti che si alzano maestose.
domenica 9 maggio 2010
Umide foglie
Umide foglie senza sussurro,
svaniscono nel vento
come le mie parole stanche,
il respiro si affanna
sulle ultime frasi immobili,
nel tormento insensibile a te,
la mano sfiora ancora il presente
ricordo enigmatico come i tuoi silenzi,
attendo cenni che possano ridestarmi,
occhi intensi di orizzonti mediterranei,
nell’assetato magma dei ricordi.
Solitario gioco di inquietudini,
di solchi avvinghiati al mattino impalpabile,
luci di riso e finestre aperte sul buio dell’anima,
imperturbabile specchio d’impotenza,
flebili sono i giorni trascorsi,
come corde allentate dal destino,
assiepato sul mio eremo
nutro rimorsi con scaglie d’innocenza,
mentre è sera.
svaniscono nel vento
come le mie parole stanche,
il respiro si affanna
sulle ultime frasi immobili,
nel tormento insensibile a te,
la mano sfiora ancora il presente
ricordo enigmatico come i tuoi silenzi,
attendo cenni che possano ridestarmi,
occhi intensi di orizzonti mediterranei,
nell’assetato magma dei ricordi.
Solitario gioco di inquietudini,
di solchi avvinghiati al mattino impalpabile,
luci di riso e finestre aperte sul buio dell’anima,
imperturbabile specchio d’impotenza,
flebili sono i giorni trascorsi,
come corde allentate dal destino,
assiepato sul mio eremo
nutro rimorsi con scaglie d’innocenza,
mentre è sera.
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