Umide foglie senza sussurro,
svaniscono nel vento
come le mie parole stanche,
il respiro si affanna
sulle ultime frasi immobili,
nel tormento insensibile a te,
la mano sfiora ancora il presente
ricordo enigmatico come i tuoi silenzi,
attendo cenni che possano ridestarmi,
occhi intensi di orizzonti mediterranei,
nell’assetato magma dei ricordi.
Solitario gioco di inquietudini,
di solchi avvinghiati al mattino impalpabile,
luci di riso e finestre aperte sul buio dell’anima,
imperturbabile specchio d’impotenza,
flebili sono i giorni trascorsi,
come corde allentate dal destino,
assiepato sul mio eremo
nutro rimorsi con scaglie d’innocenza,
mentre è sera.
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