Mute lontananze,
di sabbia bianca e luce,
fazzoletti di passi
a vincere silenzi di memorie.
Inseguo il ventre del tempo,
snocciolando giorni, identici giorni
rovesciati nei cieli
da nuvole aride di pioggia.
E’ lieve il fragore d’estate
come canti di bambini,
come baci improvvisi
sulla soglia del perdono.
Lo sguardo s’infrange
sulle siepi dell’anima,
incauto migrante d’ossessioni,
di orizzonti immaginari.
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